• 11 Ottobre 2024 3:44

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UTILIZZA LE CREDENZIALI DEL DATORE DI LAVORO PER ACCEDERE AI SUOI SERVIZI DI HOME BANKING SOTTRAENDOGLI 60 MILA EURO: DENUNCIATA LA RESPONSABILE.

Nell’ambito delle indagini finalizzate a tutelare la sicurezza delle transazioni finanziarie, le Fiamme Gialle del
Comando Provinciale di Treviso hanno accertato che una interprete di lingua russa residente in provincia di
Pordenone, dipendente di un imprenditore straniero operante nel trevigiano, ricorrendo a una firma apocrifa, si è
procurata le credenziali per accedere ai servizi di home banking di un conto corrente intestato al suo datore di
lavoro, sottraendogli l’importo di 60 mila euro.
La donna, pertanto, è stata denunciata alla Procura della Repubblica di Pordenone per il reato di indebito utilizzo
di strumenti di pagamento diversi dai contanti, mentre il profitto del reato è stato oggetto di un provvedimento di
sequestro preventivo disposto dal competente Giudice per le Indagini Preliminari.
Le attività investigative, originate da una querela presentata dalla vittima, sono state svolte dal Gruppo di Treviso
e si sono sviluppate attraverso accertamenti bancari, una perquisizione domiciliare e una specifica perizia
grafologica. All’esito, si è constatato che l’indagata, ingannando il personale della filiale di banca dove era
conosciuto l’imprenditore, era riuscita a ottenere l’autorizzazione a operare on line sul conto corrente di questi,
nel periodo in cui il denunciante, a causa dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, si trovava all’estero e non
poteva tornare in Italia.
Così facendo, nell’arco di pochi mesi, la donna ha lentamente svuotato il rapporto bancario con ripetuti bonifici
in suo favore fino a chiederne la chiusura. Una volta rientrato nel trevigiano al termine della pandemia, il titolare
del conto si è presentato in banca, scoprendo, con stupore, che il suo conto corrente era stato prosciugato
attraverso operazioni on line, funzionalità che, peraltro, egli non aveva mai attivato.
La donna dovrà ora rispondere di un reato grave, punito fino a cinque anni di reclusione e con la confisca
dell’indebito vantaggio patrimoniale.
L’operazione della Guardia di Finanza di Treviso ha avuto il fine di tutelare non solo i legittimi interessi della
persona offesa dal reato, ma anche il corretto utilizzo dei canali di pagamento diversi dal contante, ormai
impiegati su vastissima scala.
La diffusione del presente comunicato stampa è stata autorizzata dalla Procura della Repubblica di Pordenone.