L’Associazione Allevatori del Friuli Venezia ha potenziato l’ufficio ambiente e territorio, un servizio attivo ormai da una decina d’anni che nel tempo è però divenuto via via più strategico tanto da spingere l’associazione presieduta da Renzo Livoni a farne una realtà più strutturata che oggi può contare due agronomi, due dipendenti dell’AAFvg e uno studio legale. La decisione è figlia del fatto che per le aziende zootecniche oggi la gestione delle ricadute ambientali dell’attività sono divenute ancor più cruciali e vanno gestite lungo tutto il percorso, da monte a valle, sia per le piccole stalle che per quelle più strutturate. La convivenza con il vicinato è fondamentale e perché possa essere gestita con il massimo della trasparenza diventa fondamentale certificare l’impatto degli allevamenti sull’ambiente che deve essere sostenibile. Una condizione questa che in Fvg è la norma a differenza di altre regioni: «Da noi la densità di allevamenti – spiega Andrea Lugo, direttore dell’Associazione Allevatori Fvg – è un sesto rispetto a quello della Lombardia. Siamo una regione virtuosa e dobbiamo far sì che questa condizione si confermi nel tempo. Negli ultimi anni la zootecnia è andata a concentrare le aziende, da tante micro realtà polverizzate se ne sono create di grosse dimensioni, ma a parità di latte e con una produzione di azoto che in rapporto alla superficie (rapporto sovrinteso dalla direttiva Nitrati) vede il Fvg in buona posizione a differenza come detto di altre regioni italiane».
Tra le tematiche affrontate all’Ufficio ambiente figurano anzitutto l’assistenza alla aziende per le pratiche nitrati, la comunicazione di spandimento e il piano di utilizzazione agronomica. Il servizio si avvale inoltre di una convenzione con uno studio legale esperto in tematiche ambientali per fornire ai soci pareri sulle problematiche ambientali e, laddove necessario, anche una consulenza più specialistica.
«L’obiettivo che ci siamo dati per l’ufficio è duplice e investe sia l’interno che l’esterno – conclude Lugo -. Vogliamo rendere più trasparente l’attività degli allevatori verso i consumatori, per evitare fraintendimenti, e d’altro canto coinvolgere soci e organizzazioni di categoria diventando per entrambi un punto di riferimento per tutte le problematiche di tipo ambientale».